Il giornalista Pino Nano rievoca il giorno della visita di Papa Woytjla al Santuario di San Francesco nell'ottobre 1984
“San Giovanni Paolo II a Paola: l’evento che non potrò mai scordare”Il 1984, il Vicario di Cristo, Giovanni Paolo II, pellegrino al Santuario di San Francesco di Paola, dove c’è un momento bellissimo, il tramonto. Quando il cielo è limpido si vedono le Isole Eolie e sul mare i colori disegnano qualcosa di magico. Di certo, rimase un viaggio storico e che ha lasciato una traccia indelebile nei cuori di tutti noi. Di quel giorno, abbiamo parlato con l’allora inviato della RAI, Pino Nano. Quando scandisce le risposte, traspare tutta la sua commozione.
Qual è il suo ricordo di quella visita?

Indimenticabile, unica nel suo genere, sono passati 40 anni ed è come se io fossi rimasto ancora lì, ai piedi del Santuario di Paola, dove quel giorno Papa Woityla fece dei suoi discorsi più belli sulle sorti del Sud del Paese. Fu proprio a Paola che rivolgendosi ai calabresi disse “ritrovate il vostro orgoglio”, “riacquistate la vostra forza perché voi siete un popolo in cammino da sempre e pieno di fede”. Emozionante. A riceverlo a Paola quel giorno cerano migliaia e migliaia di persone.Pareva fosse arrivato il profeta, un Papa straordinario, che era soprattutto un uomo che sapeva parlare al cuore della gente e che sapeva emozionarti solo guardandolo, nei gesti che era solito fare, e nelle movenze che hanno fatto di lui una icona mondiale. Ricordo un particolare che mi raccontò il padre dei Minimi, il giorno prima del suo arrivo a Paola. Io ero stato inviato dalla RAI a raccontare il suo arrivo e il giorno prima feci di tutto per spiegare ai calabresi dove il Papa avrebbe dormito quella notte e cosa avrebbe mangiato. E i frati minimi mi fecero riprende con la telecamera la stanza che avrebbe ospitato il Papa e io mi permisi di dire “tutto qui?”, e di rimando il padre dei Minimi mi rispose “Il Papa conosce bene le nostre regole e sa bene che non abbiamo di più da offrirli”. Come dire? Poveri tra poveri? Ma lui sa bene che qui, al di là di questa stanza così piccola e così disadorna troverà il cuore di una intera regione.
C’è qualcosa che ricorda in particolare?

Commovente la frase iniziale del suo discorso l’indomani mattina alla gente di Paola quando disse: “Io conoscevo a stento Roma, a stento Milano e le altre grandi città italiane, ma conoscevo bene Paola per via di San Francesco. Nella testimonianza di Francesco di Paola, una figura che riassume in sé i tratti della generosa popolazione calabrese, si ripropongono con nitida evidenza le componenti essenziali di ogni vita consacrata a servizio di Dio e della Chiesa. Per questo io sono lieto di incontrarmi con voi in questo luogo, carissimi, per dirvi come apprezzi la vostra missione e il vostro molteplice apostolato”. Ricordo quel suo discorso a Paola come se lo avessi appena sentito, e ricordo questa folla immensa che al suo passaggio di inginocchiava e piangeva. Che pagina memorabile della storia della chiesa paolana. Un monumento della cristianità e della speranza. Ma fortissimo è anche il ricordo che ho del racconto che Papa Woityla fece quel 5 ottobre del 1984 ai paolani, quando disse: “San Francesco è stato additato al mondo come un eremita che praticava estenuanti penitenze e mortificazioni, un uomo di Dio; ma egli era anche un uomo semplice, schietto, che avvicinava i poveri, che lavorava e dava lavoro nel suo convento agli altri. Voi lo sentite giustamente come uno di voi, con le caratteristiche proprie di questa vostra regione: la tenacia, la laboriosità, la semplicità, l’attaccamento alla fede avita. Ovunque egli è stato, nelle grandi corti del tempo (a Napoli, Roma, Tours in Francia), ha portato le virtù di questo popolo ed è stato l’immagine di ciascuno di voi. Oggi – disse Papa Giovanni Paolo Secondo – sono qui per dirvi: sappiate incarnare in voi le virtù che hanno reso grande san Francesco, in modo che con forza possiate debellare il male sociale, che agli occhi di molti talvolta oscura l’immagine di questa laboriosa regione. Se saprete essere tra voi aperti e sinceri, se avrete il coraggio di cancellare l’omertà, che lega tante persone in una sorta di squallida complicità dettata dalla paura, allora miglioreranno i rapporti tra le famiglie, sarà spezzata la tragica catena di vendette, tornerà a fiorire la convivenza serena, e questa generosa terra apparirà, quale essa è, la terra di san Francesco, la terra in cui fiorisce la carità e il perdono.
Dal 1984 è ancora vivo quel momento?
Quel momento non è mai morto. È sempre più vivo nei miei ricordi, perché mi brucia ancora l’emozione infinta che provai quando lui passò davanti alla nostra telecamera: avrei potuto allungare la mano e mettergli il microfono davanti e chiedergli qualunque cosa. Sono sicuro che mi avrebbe dato una risposta, ma pensai che avrei rovinato per sempre quel momento cosi magico per tutti noi, e quel giorno rinunciai per un momento a fare fino in fondo il mio mestiere. Pentito? Assolutamente no”. Pino Nano, mi guarda e si commuove: “Quel Papa ha poi accompagnato il resto della mia vita, e quando andai ai suoi funerali piansi come un bambino, perché ero consapevole che il mondo aveva perso per sempre un grande profeta.

