Il 28 e 29 luglio primo Giubileo dei missionari digitali ed influenzer cattolici
Quei pixel che connettono alla speranzaCi sono eventi che segnano un passaggio, non tanto per ciò che accade nell’immediato, quanto per ciò che accendono nel cuore del tempo: il primo Giubileo degli Influencer cattolici e dei Missionari digitali della storia, che si appresta a prendere il via a Roma il 28 e 29 luglio, è uno di questi. Non è solo, però, una novità “di colore” – con tanto di smartphone levati al cielo e stories tra Via della Conciliazione e i Giardini Vaticani – ma un vero e proprio atto profetico. È la Chiesa che continua sempre più a guardare il digitale come un’appendice per riconoscerlo come un autentico “luogo di missione”.

A ben vedere, sta accadendo qualcosa di simile a quanto successo a Pentecoste: la Parola si fa carne nei linguaggi del tempo…oggi quei linguaggi si chiamano TikTok, YouTube, Whatsapp, Instagram. Certo, non sono ambienti facili: spesso tossici, polarizzati, sfuggenti, ma sono luoghi abitati da miliardi di persone…possiamo ignorarli o, peggio, subirli? Papa Francesco – che alla GMG di Lisbona aveva gridato “Todos, todos, todos!” – ci ha insegnato che non esistono periferie da ignorare, nemmeno quelle digitali. Per questo aveva lanciato un’espressione che vale una bussola: «samaritanare la rete».

Lo stesso ha ribadito padre Heriberto García Arias, il sacerdote con più follower al mondo, ma che non si considera una star: «Ogni follower è una storia che merita di essere ascoltata…per me non sono like, sono anime. Lotto per essere sale e luce, per “farmi samaritano” curando le ferite». Il pulpito, oggi, è anche uno schermo…e il Vangelo – se è davvero per tutti – non può evitare i feed. Il Giubileo degli Influencer, allora, non è una concessione al marketing spirituale, né una passerella social per cattolici creativi. È, piuttosto, un momento di sintesi di una missione ecclesiale che già esiste. Come ha dichiarato mons. Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la comunicazione: «La missione digitale non è un progetto parallelo alla pastorale abituale. È una nuova dimensione della missione di sempre».
E non è un caso se uno dei momenti centrali del Giubileo sarà la consacrazione della missione digitale a Maria Santissima, «prima influencer di Dio», non per folclore spirituale, ma per ricordare che la missione digitale è, prima di tutto, una vocazione che richiede autenticità, comunione, fedeltà al Vangelo. Nel cuore dell’estate, Roma ospiterà così un evento senza precedenti: mille partecipanti da oltre quaranta Paesi, decine di momenti formativi, spirituali, creativi…ma ciò che davvero conterà sarà l’invisibile: se i clic si trasformeranno in incontri, se la viralità lascerà il passo alla prossimità, se la fede continuerà a nascere anche da un Reel. Siamo solo all’inizio: come ogni seme, anche questo Giubileo porterà frutti nel tempo. Ma intanto, un fatto è chiaro: i missionari digitali non sono più pionieri isolati, sono Chiesa, Chiesa che ascolta, che accompagna, che cammina. E che osa ancora dire, anche attraverso gli algoritmi, che Dio è amore e lo si può incontrare. Anche tra i pixel.
(*) Direttore di “Avvenire di Calabria”