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Il caso emblematico della Comunità "Luigi Monti" di Polistena

L’insostenibile lentezza della burocrazia che ostacola il privato sociale

Fratel Stefano Caria.

“Così rischiamo di chiudere le nostre attività. Se non si adeguano le norme e se soprattutto non si cancellano i lunghi ritardi nei pagamenti da parte delle istituzioni, non potremo continuare”. Fratel Stefano Caria parla della Comunità dedicata al beato Luigi Monti che a Polistena da 90 anni si occupa di minori in difficoltà. E non nasconde l’amarezza. “In altre regioni questi disagi non ci sono, e le progettualità si possono affrontare con la giusta programmazione”, dice. Ma non in Calabria.

Lo scoglio è rappresentato dall’attuazione della legge quadro sui servizi sociali, la 328 del 2000, che solo dopo 20 anni, nel 2020, ha visto approvare il Regolamento attuativo. Un insieme di norme giunto in ritardo e che, secondo le associazioni del privato sociale, andrebbe modificato in profondità.

Luciano Squillaci, che coordina il Forum del Terzo Settore calabrese, mette in fila le criticità dell’intero settore: da un regolamento che nasce già vecchio, alle tariffe inadeguate che non tengono conto dei nuovi standard, fino alla frammentazione degli ambiti sociali regionali, ben 32 in Calabria.

Luciano Squillaci, portavoce del Terzo settore calabrese.

“Un universo che comprende più di 400 soggetti accreditati, e che eroga servizi socio assistenziali a oltre 20.000 persone, dovrebbe ricevere ascolto dalle istituzioni, e non ostacoli al proprio lavoro” afferma Squillaci. “Invece”, prosegue, “si finisce per creare ulteriori ritardi e lungaggini burocratiche per gli enti gestori”.

«Sui servizi erogati da strutture come la comunità Luigi Monti, il regolamento regionale attuativo della legge 328, che qui è stato approvato a 20 anni dalla legge, prevede che venga erogata una tariffa giornaliera per ogni ragazzo accolto. La retta copre i costi di gestione del personale ma anche il cibo e le utenze. Storicamente in Calabria, prima dell’applicazione della 328, era direttamente la Regione a gestire l’erogazione dei fondi. Ora le convenzioni sono in capo ai comuni, consorziati negli ambiti territoriali sociali”, tra i quali spesso non c’è univocità nelle procedure applicate.

La Comunità “Beato Luigi Monti” opera a Polistena dal 1934.

La storia della Comunità Luigi Monti è emblematica nello scenario calabrese, ma non è affatto rara. Presente a Polistena dal 1934, quando per iniziativa di monsignor Morabito venne istituito l’orfanotrofio, la Comunità dal 1984 è gestita dai Figli dell’Immacolata Concezione, che continuano la missione legata all’educazione a alla formazione dei ragazzi. Tre i servizi garantiti: una comunità residenziale che accoglie fino a 12 bambini dai 6 ai 14 anni allontanati temporaneamente dai contesti familiari, una struttura residenziale specialistica che accoglie fino a sette ragazzi tra i 14 e i 21 anni e un centro diurno per dieci ragazzi tra i sei e i 18 anni che abbiano necessità di contesti strutturati e stimolanti.

Una risposta sociale alle difficoltà e fragilità di crisi familiari e personali, che si è andata via via adeguando ai tempi e agli approcci educativi mirati, fino a diventare una casa famiglia capace di accogliere e dare speranza a trenta minori provenienti da percorsi segnati dal disagio, grazie all’opera di 22 operatori impegnati a tempo pieno.

Dal 1984 la Comunità è gestita dai Figli dell’Immacolata Concezione.

Una realtà solida e dal forte impatto, perfino sulle famiglie di provenienza, ma che rischia ogni giorno di dover gettare la spugna, soprattutto a causa delle lungaggini burocratiche. “Chi lavora per strutture come la nostra”, dice fratel Stefano Caria, “è disposto a fare sacrifici. Ma i ritardi intollerabili nei pagamenti (abbiamo contato ben 27 passaggi diversi delle somme erogate dalla Regione), rischiano di creare seri problemi ai lavoratori e alle loro famiglie”.

Proprio i dipendenti della struttura hanno raccontato la difficoltà di lavorare in condizioni economicamente precarie. “Educare significa resistere, e noi non molleremo”, ha detto tra gli applausi Rita Gerace, a nome dei lavoratori.

Per sostenere la Comunità Luigi Monti ed evitarne la chiusura, si è costituito un Comitato spontaneo al quale hanno aderito i sindaci di Polistena e Cinquefrondi, il Forum del Terzo Settore, il Goel, Legacoop e Confcooperative. “La Comunità Luigi Monti è parte integrante della storia sociale di Polistena”, ha detto don Pino Demasi, parroco a Polistena e referente di Libera. “Dobbiamo avere tutti noi il coraggio del cambiamento e dell’assunzione di responsabilità, per far si che la Comunità non chiuda i battenti.

E secondo fratel Stefano Caria la soluzione ci sarebbe. “Basterebbe mettere in atto le procedure corrette, concordare con Regione, Comuni e ambiti socio-assistenziali sul territorio, e trovare insieme la metodologia corretta. Questo si fa in tante regioni d’Italia, e si può fare anche in Calabria”.