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Le prime indicazioni di papa Prevost già definiscono l'approccio da riservare alle nuove sfide, sempre diverse, che emergono dalla società

Leone XIV e la Dottrina sociale della Chiesa cattolica

Premessa. Sono trascorsi ormai tre mesi dall’elezione di papa Leone XIV e molti osservatori hanno tentato di individuare le linee fondamentali di questo pontificato. Per avere indicazioni più certe bisognerà probabilmente attendere la pubblicazione della prima enciclica di papa Leone XIV, quella che solitamente rappresenta il documento programmatico del pontificato ma già da ora è possibile individuare alcuni profili e temi che il Magistero successivo, si presume, confermerà e approfondirà. Innanzitutto la centralità di Gesù Cristo nell’annuncio e nella missione della Chiesa. L’invito rivolto ai sacerdoti della Diocesi di Roma a “sparire perché rimanga Cristo ….. perché Lui sia conosciuto e glorificato ……  perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo, ci offre quello che sarà il punto sorgivo del magistero di Leone XIV cui ricondurre il tutto. Non si può non cogliere il legame con quello che fu il principio cristocentrico ispiratore del magistero di Giovanni Paolo II: “…l’unico orientamento dello spirito, l’unico indirizzo dell’intelletto, della volontà e del cuore è per noi questo: verso Cristo, Redentore dell’uomo, verso Cristo, Redentore del mondo. A lui vogliamo guardare, perché solo in lui, Figlio di Dio c’è salvezza, rinnovando l’affermazione di Pietro: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv. 6,68)” [Redemptor hominis, 7].

A Leone XIII e alla sua “Rerum Novarum” del 1891 si ascrive la prima elaborazione della Dottrina sociale della Chiesa cattolica.

Leone XIV e la dottrina sociale della Chiesa. Fin dall’inizio del pontificato è emersa poi l’attenzione che papa Leone XIV intende riservare nel suo Magistero alla conoscenza e testimonianza della Dottrina Sociale. Ciò è risultato evidente anche nella scelta del nome, appunto Leone XIV, con il quale Robert Francis Prevost ha inteso ricollegarsi al grande predecessore Leone XIII che guidò la Chiesa Cattolica nel periodo a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, il cui grande merito, tra gli altri, fu quello di aver individuato i fondamenti teologici e filosofici di una concezione cristiana della vita politica e sociale del suo tempo. La Chiesa deve a Leone XIII la prima elaborazione di quella che sarebbe stata chiamata “dottrina sociale” o “insegnamento sociale” o anche “Magistero sociale” della Chiesa. 

Nozione di Dottrina Sociale della Chiesa. Pare opportuno, prima di analizzare le parole di Leone XIV su questo tema, richiamare brevemente la nozione di dottrina sociale, assumendo come punto di riferimento il “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”, documento elaborato nel 2004 dal Pontificio Consiglio della Giustizia e la pace su impulso di San Giovanni Paolo II per esporre in maniera esauriente ma completa l’insegnamento sociale della Chiesa.

Da San Giovanni Paolo II l’impulso per il “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa” del 2004.

La dottrina o insegnamento sociale della Chiesa veniva definita come il corpus di dottrina magisteriale della Chiesa Cattolica che offre ai cristiani “i principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di azione da cui partire per promuovere un umanesimo integrale e solidale” [Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 7]. Giovanni Paolo Secondo, cui si deve il merito di aver rilanciato l’importanza della dottrina sociale della Chiesa, affermava che “La Chiesa non può non possedere una propria peculiare dottrina sociale. Questa è la conseguenza della missione stessa della Chiesa; rientra nel contenuto sostanziale e nei compiti del Vangelo che deve essere predicato e realizzato continuamente e in un certo senso sempre di nuovo nelle ridotte dimensioni della vita sociale, al centro stesso dei problemi che ne derivano”. Il grande papa polacco chiarì anche che la dottrina sociale della Chiesa “non è innanzitutto una dottrina politica né tanto meno una dottrina economica. [   ] Essa infatti è essenzialmente “teologia”, ossia un discorso che concerne il disegno di Dio sull’uomo e si interessa pertanto dell’economia e della politica non per valutarne gli aspetti tecnici e organizzativi, ma per metterne in luce le inevitabili implicazioni etiche. Suo compito non è disegnare un “sistema”, ma additare dei limiti invalicabili e suggerire dei percorsi possibili perché i vari progetti politici ed economici, formulati nella concreta storia dei popoli in rapporto a infinite variabili, siano degne dell’uomo e conformi alla legge morale” (Karol Wojtyla, La dottrina sociale della Chiesa, Lateran Univesity Press, 2007)

Leone XIV e la Dottrina Sociale della Chiesa. Nei primi tre mesi del pontificato Leone XIV ha in più di una circostanza indicato alla Chiesa la necessità di studiare con serenità e rigore la Dottrina Sociale. Il discorso più importante, da questo punto di vista, è sicuramente quello  rivolto il 17 maggio 2025 ai membri della fondazione Centesimus Annus pro pontifice dove il Pontefice sembra preoccupato innanzitutto di sottolineare le modalità attraverso le quali annunciare il messaggio sociale della Chiesa. C’è per il Papa un rischio da evitare, quello di avere un’idea del messaggio cristiano disincarnato dalla storia di conseguenza operazione preliminare per il cristiano che vuole annunciare il Vangelo nella storia è innanzitutto la conoscenza del contesto storico nel quale la Chiesa è chiamata ad operare. Leone XIV richiama e fa propria l’analisi formulata dal suo predecessore Francesco: “Papa Francesco ha usato il termine “policrisi” per evocare la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, crescenti diseguaglianze, migrazioni forzate, povertà stigmatizzata, innovazioni tecnologiche dirompenti, precarietà del lavoro e dei diritti”.

Per Leone XIV la Dottrina Sociale della Chiesa oggi “è chiamata a fornire chiavi interpretative“.

In questo contesto storico per Leone XIV il ruolo della Dottrina Sociale della Chiesa è quello di diventare “strumento di pace e di dialogo per costruire ponti di fraternità [  ].  Su questioni di tanto rilievo la Dottrina sociale della Chiesa Cattolica è chiamata a fornire chiavi interpretative che pongano in dialogo scienza e coscienza, dando così un contributo fondamentale alla conoscenza, alla speranza, alla pace”. Emerge nel discorso una preoccupazione ovvero quella di evitare che i cristiani si avvicinino alle drammatiche questioni sociali dell’oggi con la convinzione di avere già il possesso delle soluzioni e delle verità. [La dottrina sociale della Chiesa, ndr.] “non vuole alzare la bandiera del possesso della verità, né in merito all’analisi dei problemi, né nella loro risoluzione. In tali questioni è più importante saper avvicinarsi, che dare una risposta affrettata sul perché una cosa è successa o su come superarla. L’obiettivo è imparare ad affrontare i problemi, che sono sempre diversi, perché è ogni generazione è nuova, con nuove sfide, nuovi sogni, nuove domande”. Si pensi a quanto è importante questo approccio nell’affronto di questioni come quelle del “fine vita” che in questi ultimi mesi sta dividendo la società e la politica italiana. Il papa non ne fa menzione ma non è difficile immaginare come questo approccio “mite” ma non per questo sganciato dalla Verità morale sia opportuno e necessario in contesti in cui sono in gioco l’uomo ed il bene della sua dignità davanti al tremendo mistero della sofferenza e della morte. Ciò che il papa vuole evitare è che i cristiani di fronte alle grandi questioni umane sociali assumono una posizione fondamentalista. “L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte ai nuovi problemi. Al contrario, la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla Dottrina Sociale della Chiesa”. Può leggersi nelle parole del Pontefice un invito all’accomodamento sulle posizioni avverse o una sorta di irenismo relativistico? Assolutamente no. Il papa desidera che i cristiani non si lascino sedurre dalla cultura delle “parole gridate, delle fake news, dall’irrazionalismo dei prepotenti……Fondamentali dunque sono l’approfondimento e lo studio e ugualmente l’incontro e l’ascolto dei poveri, tesoro della Chiesa e dell’umanità, portatori di punti di vista scartati, ma indispensabili a vedere il mondo con gli occhi di Dio. In questo cammino i cristiani dovranno guardare non soltanto i pastori della Chiesa ma anche “i testimoni di impegno sociale, i movimenti popolari e le diverse organizzazioni cattoliche dei lavoratori…espressione delle periferie esistenziali in cui resiste e germoglia la speranza”. I cristiani, in particolare, dovranno seguire Cristo Risorto che “ci precede anche dove sembra che l’ingiustizia e la morte abbiano vinto”. Risiede proprio in quest’ultima affermazione il fondamento della dottrina sociale della Chiesa Cattolica: l’avvenimento di Cristo morto e risorto per la salvezza dell’uomo, presente nella Chiesa. Benché quest’ultima non abbia sempre bella e pronta una risposta concreta ad ogni ad ogni problema morale, ciò nonostante tali risposte sono da ricercare sempre di nuovo alla luce della Rivelazione e del Vangelo, il che implica non soltanto il dialogo ma anche la fedeltà alla verità oggettiva, radicata nel Vangelo di Cristo e nella Tradizione vivente della Chiesa e aperta alla retta ragione.

Conclusioni. Diversi e complessi saranno i contesti sociali politici ed economici con i quali Leone XIV e la Chiesa tutta dovranno confrontarsi.Innanzitutto i terribili conflitti militari che stanno devastando l’umanità in Ucraina, in Medio Oriente ed in altri luoghi della terra. C’è una domanda a cui la Chiesa di Leone XIV non potrà sottrarsi: come il principio evangelico della “pace giusta” andrà concretamente declinato in modo tale che non siano legittimate conquiste territoriali ottenute con l’uso illegittimo della forza o violazioni gravi della dignità umana e del diritto alla vita degli innocenti in contesti di conflitto tra gli Stati? E poi il tema della famiglia fondata sul matrimonio, che la politica, sotto la pressione di ideologie individualistiche e sostanzialmente atee, tende sempre più ad emarginare e relativizzare. Il tema del “fine vita” con tutte le sue complesse implicazioni mediche, etiche, giuridiche e personali. Qual’è il giusto confine tra il diritto alla libertà e all’autodeterminazione del malato di fronte al mistero della sofferenza e della morte e il principio inviolabile del diritto alla vita in ogni fase della vita umana? E infine il tema dell’intelligenza artificiale già evocato da Leone XIV in modo particolare nel discorso del 17 giugno ai partecipanti alla Seconda Conferenza annuale sul “Intelligenza artificiale, etica e Governance d’impresa”. Le sfide evocate, e tante altre ancora, interpellano anche le coscienze dei cristiani, le nostre coscienze. Soltanto un’incondizionata disponibilità a condividere con Leone XIV le sue preoccupazioni e sollecitudini consentirà al Vangelo di Cristo di introdurre la sua Forza Salvifica nei complessi e drammatici contesti umani e sociali. Si apre pertanto per i cristiani un’importante stagione: quello della testimonianza del Vangelo in tutti i settori della vita umana, nessuno escluso, che sarà fecondo nella misura in cui i principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di azione con i quali affrontare le grandi sfide del nostro tempo saranno attinti non dal “mondo” ma dalla Rivelazione Cristiana, con l’aiuto del Magistero della Chiesa, recuperando nello stesso tempo quanto di buono presente nelle altre culture.