Home » La santa amicizia di Irma e Francesco

Don Mottola e l’Azione Cattolica

La santa amicizia di Irma e Francesco

Amarsi su questa terra come si amerà in cielo; essere un cuor solo e un’anima sola con purezza d’intenzione e di gesti è possibile, anche qui e ora, tra uomo e donna, se animati da sentimenti di santità.

È successo a Francesco di Sales e Giovanna de Chantal, e, ancor prima a Francesco e Chiara d’Assisi, Benedetto e Scolastica, e a numerose altre coppie di santi incontratesi nella direzione spirituale e nel servizio ai poveri; cresciute nel desiderio autentico di santificarsi reciprocamente, spinte dall’amore profondo e incondizionato per Cristo.

Legami santi come quello stretto tra il Beato Francesco Mottola e la Serva di Dio, Irma Scrugli: un’amicizia durata 40 anni, nata nella cura della formazione spirituale e dei fragili, in Azione cattolica. Nelle riunioni di Ac i due s’incontrano stabilmente e apprendono l’arte della collaborazione: il comune desiderio di conformarsi a Cristo diventa contagioso e in Ac don Mottola raccoglie e forma le sue collaboratrici, le “carmelitane della strada” e le future “Oblate del Sacro Cuore”, prima fra tutte Irma: “Non so a chi il Padre abbia chiesto consiglio, ma io sono stata la prima collaboratrice, la prima serva dell’Idea”, dichiara la stessa signorina negli atti del processo di canonizzazione di don Mottola (Summarium p. 68).

Francesco e Irma si conoscono, innanzitutto, nel sacramento della confessione: il Mediatore, Cristo, suggella il primo incontro e i successivi; la direzione spirituale salda l’unione verginale; il servizio agli ultimi, in Ac e per le vie, definisce la loro amicizia sociale, luce propulsiva della grazia di Cristo, in un territorio diffusamente rabbuiato da una povertà diffusa.

Un’amicizia vissuta non nel chiuso di un convento, ma nello spazio ampio e indifeso della strada. Lì, la distanza tra grandi e piccoli, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti si annullava nell’abbraccio dell’annuncio evangelico, nella cura delle ferite corporali e spirituali, nella contemplazione del cuore di Cristo presente nell’Eucarestia e negli scartati della città.

Una relazione così pura da suscitare profonda ammirazione o, al contrario, misera invidia. Come racconta Ignazio Schinella nel bel volume La santa relazione: “Si sa delle iniziali insinuazioni che serpeggiavano a Tropea sulla loro relazione tanto che Irma, impaurita, ne parla con il Padre, il quale risponde in forma severa: “Ci vendicheremo”, che fa sobbalzare Irma di timore, acquietato dall’immediata aggiunta: “Con la santità”.

L’epistolario tra i due e, ancor di più, la lettura dei documenti raccolti per la canonizzazione del Beato Mottola, testimoniano in modo evidente la santità della loro unione. Ecco qualche esempio: “Riceveva le donne con gentilezza, umanità e austerità affabile. Soprattutto con le oblate, specialmente con la sig.na Irma con la quale lavorava insieme c’era sempre la croce in mezzo. Ricordo un episodio: un giorno volle regalare una corona del rosario alla sig.na Irma ed egli la fece passare direttamente nella mano della sig.na Irma senza nessun contatto” (Summarium, p. 33); “I rapporti tra d. Mottola e la sig.na Scrugli sono stati edificanti. Reciproca comprensione, il padre sapeva imporre le sue scelte con affabilità e amabilità (p. 127). “Egli fu Direttore di coscienza affettuoso e distaccato insieme. Era luminoso e casto nel suo amore. Si sentiva il suo amore per le nostre anime in un equilibrio mirabile di sentimenti. I legami spirituali che ci univano a lui ci innalzavano e spingevano nel cammino della perfezione cristiana e religiosa. Anche con le più intime collaboratrici era distaccato, anzi austero” (p. 433).

La stessa Irma interrogata sulla carità eroica di don Mottola verso Dio e il prossimo dichiara: “La sorgente di tutto era l’amore a Dio. Egli era appassionato del Signore. Mai l’amore delle creature ebbe il sopravvento su quello di Dio. Sapeva amare intensamente e farsi amare, ma restava illeso” (p.71).

Per don Mottola “Soltanto chi si sforza di essere santo è amico vero”, “L’amico non deve mai far perdere di vista lo scopo dell’amicizia: il godimento di Dio” (Faville della lampada n.70***4); “I nostri rapporti col prossimo devono essere di fratellanza divina, i fratelli non fanno guerra, ma si amano. Non è l’amore erotico del corpo, ma della volontà, come figli dello stesso padre. Si amano dandosi insieme la mano, come in cordata per andare alla vetta suprema – il Padre. Mangiano lo stesso pane che si chiama Eucarestia, ed è generatore di forza, fortezza di Spirito Santo. E vanno cantando all’Amore” (FL n. 124).

L’amore di Irma e Francesco è insieme amore di amicizia e carità, eleva corpo e spirito alla contemplazione dell’Idea: “Nessun iato ci dev’essere più in questa elevazione di amore”.

In tutti i santi e anche in Irma e Francesco c’è “una divina intransigenza di amore”, “un amore senza ritorni”, che “si svolge in unità…supera ogni ostacolo e indìa”.

Un amore che lega a Dio e rende liberi, trascina il cielo e diffonde in terra la gioia del paradiso.