Un ricordo di don Pasquale Russo, all'indomani del passo in avanti della Causa di beatificazione
Irma, ovvero l’amore più forte della morteSe non avete potuto mai ascoltare Irma, avete certamente perduto un incrocio con Dio nella vostra vita. Il suo tono leggermente cantilenante seguiva un discorso monotematico che, per quanto ripetuto e declinato, sosteneva parole sapienti, cariche di visioni. Sembrava che leggesse altrove, tra spazi infiniti, narrazioni di speranza,con gli occhi trasparenti che si adagiavano sulle miserie umane per divinizzarle, come ripeteva seguendo l’insegnamento mottoliano. Con una ricerca lessicale che tendeva ad enfatizzare le realtà quotidiane, esprimeva la gioia di vivere il suo tempo, i suoi luoghi, la sua gente: “la nostra cara Madonna nera”,” il nostro bel mare infinito”,” la nostra grandiosa cattedrale normanna” . E a tutti diceva “figlio mio”, e a tutti ripeteva “facciamoci santi”. Dentro la sua voce abitava un’anima contemplativa, che non leggeva l’esterno, ma l’interiore della vita, delle persone, della realtà visibile e rivelava ciò che agli altri non appariva, ciò che gli altri non sapevano decifrare. Lodoletta di Dio, come la Violaine de L’annonce faite a Marie di Paul Claudel , Irma ha dato a un Altro la sua fede e percepiva l’insondabile : “ l’amore ha fatto il dolore e il dolore ha fatto l’amore. Il legno a cui si è appreso il fuoco non dà cenere soltanto, ma anche una fiamma”. È questo lume che fa vedere dentro di sé. La favilla della lampada è fuoco che dà calore: “ Dio non permette che una sua creatura sia incendiata, senza che un po’ di impurità si consumi in lei, la sua o quella che la circonda, come la brace dell’incensiere che si attizza”. Queste parole che Claudel fa dire alla dolce Violaine che bacia teneramente Pietro di Craon (il poveretto era lebbroso, e io, io ero tanto felice quel giorno!) sarebbero piaciute moltissimo ad Irma.

Che senso potevano avere altrimenti per lei i versetti del Cantico (Ct (,6-7) ?
Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
Né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
In cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.
È l’amore che vince la morte. ”Nell’immaginario cristiano la croce sembra prevalere sul crocifisso, dando libero sfogo alle tendenze ambigue insite nel subconscio dell’uomo….[Ma] non è la croce a far grande Gesù Cristo; è Gesù Cristo che riscatta persino la croce, la quale è propriamente da comprendere, non retoricamente da esaltarsi” ( G. Colombo)
Amore e morte sono i due nemici per eccellenza: è questo che , al cuore della Bibbia, ci rivela la grazia di un libro come il Cantico dei cantici, che cioè la morte, che tutto divora, che vince anche la vita, trova nell’amore un nemico capace di resisterle, fino a sconfiggerla. Comprendiamo allora il modo con cui Gesù ha mostrato di avere una ragione per cui morire e, quindi, una ragione per cui vivere: l’amore dei fratelli, vissuto quotidianamente e con semplicità, gratuitamente e liberamente, quell’amore che non può morire! (E. Bianchi). E pertanto l’unico prezzo che il cristianesimo ci richiede per essere vissuto e compreso in profondità è quello di Cristo, che ha speso giorno dopo giorno la vita per i fratelli e il cui amore ha vinto la morte provocando la risurrezione, perché più forte della morte è l’amore