In piazza San Pietro anche un gruppo di Oblate, Sacerdoti Oblati e Oblati laici del beato Francesco Mottola
In trentamila al Giubileo della Vita ConsacrataReligiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti e membri di “nuovi istituti”. Che strana gente, quella che ha consacrato la sua vita per consegnarla al Signore, assumendo davanti a Lui qualche impegno in più. Papa Leone ne parla nella sua omelia, nella S. Messa in piazza San Pietro di un giovedì d’ottobre caldo col cielo azzurro che sembra estate. La giornata per la verità, per trovare un posto a sedere, inizia quand’è ancora buio e senti freddo se non sei ben coperto. A riscaldare il cuore arriva intanto la notizia dell’accordo di pace per Gaza.

Strana gente, quelli con la vita consacrata che s’incontrano per le strade del mondo, e per due giorni si sono dati appuntamento qui a Roma perché si celebra il loro Giubileo della Speranza. Strana gente, vestita di tonache di varie fogge e saii di svariati colori non sgargianti, o vestiti anche come tutti gli altri. Eppure non sono in pochi, se già alle nove non c’è più una sedia libera, e manca un’ora mezzo all’inizio.
E ci siamo anche noi, Oblate del Sacro Cuore, Sacerdoti Oblati e Oblati laici nati da una intuizione del beato Francesco Mottola. Ieri abbiamo attraversato la Porta Santa e partecipato in Basilica ad una veglia di preghiera fatta di testi e canti che erano un pezzo di cielo. Domani, Messa nella basilica Sacro Cuore annessa alla Casa Generalizia dei Salesiani, vicino alla stazione Termini, prima di rientrare a casa.

Ma oggi è il giorno della Messa del Papa. Nell’omelia, Leone XIV batte sui tre verbi proposti dal vangelo di Luca: chiedere, cercare e bussare. “Abbiate slanci generosi di carità – esorta Prevost, pure lui un religioso in quanto padre agostiniano – come è avvenuto nella vita dei fondatori dei vostri istituti, uomini e donne innamorati di Cristo e per questo pronti a farsi “tutto per tutti” (la frase di don Mottola!), senza distinzioni, nei modi e negli ambiti più diversi.
L’aver preso qualche impegno in più col Signore, comporta una consegna supplementare: “… la Chiesa – spiega il Pontefice – vi affida il compito di essere, col vostro spogliarvi di tutto, testimoni viventi del primato di Dio nella vostra esistenza, aiutando più che potete anche i fratelli e le sorelle che incontrate a coltivarne l’amicizia”.

E pensare che “anche oggi, come ai tempi di Malachia, c’è chi dice «È inutile servire Dio» (Ml 3,14). È un modo di pensare che porta ad una vera e propria paralisi dell’anima – sono parole del Papa . per cui ci si accontenta di una vita fatta di istanti sfuggenti, di relazioni superficiali e intermittenti, di mode passeggere, tutte cose che lasciano il vuoto nel cuore. Per essere veramente felice – argomenta Leone XIV, di cui proprio oggi è uscita la prima esortazione apostolica “Dilexi te” – l’uomo non ha bisogno di questo, ma di esperienze d’amore consistenti, durature, solide, e voi, coll’esempio della vostra vita consacrata, come gli alberi rigogliosi di cui abbiamo cantato nel Salmo responsoriale (Sal 1,3) potete diffondere nel mondo l’ossigeno di tale modo di amare”.
Mamma mia. Fortuna che “vivere i voti è abbandonarsi come bambini fra le braccia del Padre”.