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La presentazione del sito internet con un evento presso la Casa madre di Via Abate Sergio

Il nuovo inizio di Parva Favilla che approda sul web

Venerdì 21 dicembre a Tropea nella “Casa della Carità” del Beato Francesco Mottola con una tavola rotonda moderata dalla giornalista Nadia Macrì, alla presenza del vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea, mons. Attilio Nostro, si è celebrato un nuovo inizio: il neonato sito web della rivista, quasi centenaria, “Parva Favilla”, con la nuova direzione di Pasqualino Pandullo, giornalista Rai (già caporedattore del TGR Calabria) che da qualche mese, con grande generosità, ha messo a disposizione della Famiglia Oblata la sua professionalità di esperto della comunicazione.

Oblato Laico del Sacro Cuore e tropeano, Pandullo riceve il testimone dal Fratello Maggiore, don Francesco Sicari, che due anni fa, accettando di guidare la rivista, le diede nuovo impulso, formando l’attuale Redazione col desiderio di rilanciare in tutta la Calabria (e non solo) la spiritualità mottoliana ed essere strumento di formazione e creatività anche e soprattutto per le nuove generazioni. Temi pur presenti nell’intervento di don Sicari che ha concluso il suo saluto augurando alla Redazione di essere portatrice di “speranza e di luce all’uomo d’oggi, con una particolare attenzione ai giovani, nuju du mundu dei nostri tempi”.

La speranza è il filo rosso del nuovo numero della rivista cartacea (periodico quadrimestrale) che fin dal titolo “Cammini di speranza” svela il suo intento: accompagnare i fedeli verso l’anno giubilare che ha come motto “Pellegrini di Speranza”. Un numero che, come ha sottolineato Pandullo, presenta la sua preziosità fin dalle prime pagine, con il messaggio augurale di mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione. In apertura, evidenzia una straordinaria coincidenza: Parva Favilla nasceva nel 1933, Anno Santo Straordinario della Redenzione. Il Prefetto, dopo aver invitato i lettori a vivere il Giubileo come “opportunità di incontro, preghiera e riconciliazione”, li benedice e dà appuntamento a Roma.

Seguono altri articoli, testimonianze e racconti portatori di speranza. Dobbiamo esserlo con le nostre scelte ma anche con il nostro dire. Una parola che tradisce la speranza è “oramai” – ha sottolineato il vescovo, mons. Attilio Nostro –; al contrario, parola che sostiene la speranza è “ancora”, che ricorda lo stupore del bambino, come scrive Aristotele nella sua Metafisica, indicando in esso la premessa fondamentale per ogni forma d’interazione, di esperienza, di conoscenza del reale.

Il presule ha anche richiamato l’attenzione sull’importanza di “arrivare a quell’intimità con Dio vissuta dal Beato Mottola, anche se è un’operazione faticosa, anche se è difficilissimo armonizzare il maestro e il discepolo che è in noi, perché Dio si fida di noi e ci lascia liberi sull’uso del tempo, del denaro, delle parole, delle relazioni”. Dobbiamo, perciò, verificarci confrontandoci con modelli come il Beato Mottola. Chiediamoci: ‘Sono indietro rispetto a don Mottola, perché? In cosa posso crescere e accogliere lo Spirito Santo e la correzione fraterna per diventare ciò che don Mottola è diventato: una persona che ha tolto il suo cuore e lo ha dato a Cristo che ha fatto la stessa cosa con lui”. L’augurio di mons. Nostro a Parva Favilla e che diventi un’agorà, una realtà che sia espressione del popolo, “che possa dare voce al pescatore, al nujo del mondo e, innanzitutto, ai bambini della Casa don Mottola, le persone più preziose della nostra diocesi perché hanno incarnato il vero spirito di don Mottola, quello di un guerriero”.

Resistere e combattere le paure è l’atteggiamento giusto dell’uomo e della donna di speranza, come ha ricordato la moderatrice, Nadia Macrì, introducendo l’intervento del Direttore dell’Avvenire di Calabria, don Davide Imeneo, sull’Intelligenza Artificiale, davanti alla quale possiamo scegliere di fuggire o con la quale possiamo convivere imparando a farne un uso virtuoso. Temiamo che l’I.A. ci sostituirà e ciò ci fa vivere una “permacrisi”, in crisi perenne; ma siamo chiamati ad avere, invece, un atteggiamento dialogante nei confronti di queste nuove “macchine pensanti”: non schierarci contro, ma utilizzarle in modo che ci aiutino a fare le nostre cose, senza privarci dell’anima, cioè del motivo per cui le facciamo”.

Una sfida importante che anche Parva Favilla dovrà affrontare. La rivista, da sempre strumento missionario del suo Fondatore e degli Oblati, è chiamata a fronteggiare una missione oggi urgentissima: intercettare i bisogni di tanti giovani con i quali il mondo adulto è sempre più incapace di dialogare.

Parva Favilla – come ha ricordato Ferdinando Pietropaolo, Presidente della Fondazione Casa della Carità – è strumento imprescindibile di supporto alla operosa carità di quanti operano nel suo solco: nelle sue pagine infatti cerchiamo, troviamo e troveremo sempre le ragioni del nostro impegno, il nutrimento per andare avanti e lo stimolo per fare sempre di più a beneficio della umanità afflitta da sofferenze antiche e nuove”.