Un obiettivo che l'uomo non può raggiungere da sé stesso
Il dono della pace nella S. ScritturaNon è facile muoversi dentro la S. Scrittura alla ricerca dei vari significati che il termine “Pace” ingloba in sé e farne un resoconto ordinato, rimanendo nei limiti di un breve articolo, senza correre il rischio di essere troppo sintetici e, perciò stesso, incomprensibili. Essa, la Pace, infatti è suscettibile di moltissimi significati e l’uomo, pur desiderandola con tutto il cuore, non sempre conosce le vie per raggiungerla o non sempre ne conosce la natura. Cerchiamo dunque di orientarci verso il bene supremo della Pace a partire dalla consapevolezza, come abbiamo espresso nel titolo, che si tratta di un “dono” e che, per quanto l’uomo si affatichi per conquistarlo non può raggiungerlo da se stesso.
1. La pace: una condizione o una relazione?
La prima accezione che ci pare di cogliere nella Bibbia allorché si parla di Pace è quella di una condizione di benessere, di prosperità che spesso viene scambiata con la tranquillità, con la serenità: morire in pace (Gen 15,15), andare in pace (Gen 26,29; 44,17; Es 4,18; 18,23), stare in pace, ossia non avere preoccupazioni (Gen 43,23; Lv 26,6).
La ricorrenza più frequente in questa direzione è la pace che si ottiene a conclusione di ostilità di guerra (Dt 20,11-12; Gs 10,1; 2Sam 10,19; 1 Re 22,45), per cui l’idea maggiormente diffusa presso gli uomini è che la pace sia l’assenza di guerre, di ostilità e questo sia nelle relazioni tra popoli, sia nelle relazioni interpersonali.
Subito però affiora l’idea che la Pace sia un dono da parte di Dio che accompagna la sua benedizione: «Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,26). Si entra così nella cognizione che la pace stia alla base dell’Alleanza (Nm 25,12) che, sappiamo bene, non è tra pari, bensì tra il Signore Dio liberatore e il suo popolo liberato, salvato. Si tratta perciò di un dono che viene concesso non in base al diritto, ma fomentato dalla bontà e dalla misericordia di Dio, che concede pace deliberatamente e per benevolenza al suo popolo.
Si comincia a comprendere che la pace, più che una condizione temporale, sia un bene spirituale, strettamente legato alla relazione che si ha con Dio; e Dio stesso è visto come il Dio della pace o il Dio-pace (Gdc 6,4). Israele comincia ad elaborare che il dono della pace dipenda dalla relazione che riesce a vivere con Dio, per cui è in pace se vive secondo le direttive di Dio, altrimenti perde la pace; anzi addirittura la condizione di pace, diventa occasione per il popolo di sentirsi al sicuro e potersi perciò allontanare da Lui, trascurarlo.
Celebre al proposito è la lettura che fanno alcuni leviti nel libro di Neemia, dopo aver ascoltato per un quarto di giorno la lettura del libro della Legge (Ne 9,5-10,1), al cui centro troviamo: «Ma quando avevano pace, ritornavano a fare il male dinanzi a te, perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro nemici, che li opprimevano; poi quando ricominciavano a gridare a te, tu ascoltavi dal cielo. Così nella tua misericordia più volte li hai liberati».
La pace diviene il frutto della salvezza da parte di Dio, di un popolo peccatore che, caduto in disgrazia invoca e grida al Signore perché si mostri misericordioso. Essa non è frutto di merito, ma dono gratuito che comincia a manifestare la ricchezza della misericordia di Dio a scapito della giustizia retributiva. Dunque Pace è relazione tra il «Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e fedeltà» (Es 34,6) e l’uomo peccatore che confida in Lui, sperando il perdono.
La Pace allora diventa la più espressiva manifestazione o rivelazione del Dio altissimo che si abbassa verso il suo servo e gli fa sperimentare la bellezza della relazione basata su un amore a fondo perduto che nulla ha a che fare con la conquista da parte degli uomini. L’uomo, dal canto suo, si svuota di ogni pretesa e accoglie il dono di Dio come realizzazione della sua promessa: Dio promette la sua pace, non come la danno o la fanno gli uomini, ma in virtù del suo stesso essere misericordioso e fedele; così la pace è associata alla misericordia (Tb 7,12; Sal 4,9; 35,27; 37,11).
All’uomo è richiesta solo la disponibilità ad ascoltare la voce del Signore, ponendosi con umiltà davanti a Lui (Pro 1,33), amando la sua Legge (Sal 119,165) e invocando tale dono con la preghiera fiduciosa (Sir 4,8; 50,23).
Progressivamente con i profeti si comprende che il dono della pace è legato alla venuta del Messia (Is 9,5-6), e allora si prospetta un futuro di pace per il popolo (Is 26,3.12), quando Dio regnerà su di esso (Is 52,7; 54,10; 66,12), attraverso una nuova alleanza di pace (Ez 34,25; 37,26) .
2. La pace è Cristo che ci immette nella vita trinitaria
Con l’avvento del NT immediatamente viene rivelato che oltre la relazione, la Pace è una persona: Gesù Cristo. Già in Lc 1,79 colui che deve venire, il sole che sorge dall’alto, dirigerà i nostri passi sulla via della Pace. E appena nato, gli angeli canteranno che la pace è scesa dal cielo per gli uomini amati dal Signore (Lc 2,14). Siamo nella realizzazione inaspettata e sovrabbondante delle promesse dell’At.
Il primo ad assaporare questa realtà è il vecchio Simeone, che, tenendo in braccio il bambino Gesù esclama: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola» (Lc 2,29). Egli rappresenta il punto terminale dell’attesa della realizzazione delle promesse del Signore: «secondo la tua parola» e l’inizio di una pace che sta tutta nell’abbracciare Colui che manifesta la sua grandezza nell’umiltà. È questo lo specifico della Misericordia: abbassarsi, umiliarsi, spogliarsi di sé. E Dio in Gesù Cristo fa tutto questo e ci mostra la via della vera pace: fare come Gesù, abbassarci insieme con Lui, spogliarci del nostro io per fare spazio a Lui, aver i suoi stessi sentimenti di obbedienza al Padre e di dono di sé per i fratelli; queta è la vera Pace.
Purtroppo questa via sconcerta gli uomini e così non riconoscono nel Gesù terreno la vera pace, ed Egli, piangendo su Gerusalemme se ne lamenta: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi» (Lc 19,42). Egli la promette come frutto della Pasqua (Gv 14,27; 15,33) e, in effetti, nel giorno della Risurrezione Egli appare ai suoi discepoli e consegna loro il dono della Pace con il saluto «Pace a voi» (Lc 24,36; Gv 20,19.21,26).
Cos’è successo nella Pasqua?
Con la sua morte Gesù ha abbattuto ogni barriera che creava divisione, opera del diavolo (gr. diaballein = dividere; Rm 16,20), anzitutto tra gli uomini e Dio (Rm 5,1), poi tra ebrei e pagani (Ef 2,14) e ancora tra i seguaci della Legge (AT) e i seguaci dell’Amore (NT; Ef 2,15), tra i vicini e i lontani (Ef 2,17) e così ha instaurato il Regno di Dio (Rm 14,17) che è regno di giustizia e di pace.
Con il dono dello Spirito Santo noi entriamo nella relazione trinitaria che è la pace perfetta per noi: la comunione delle tre persone che trasmette armonia, amore, gioia e pace nei nostri cuori (Gal 5,22)

