Un’analisi del Fratello Maggiore degli Oblati laici
I giovani che non studiano né lavorano sono i “nujiu du mundu” dei nostri tempiIl Padre Francesco Mottola era un clinico dell’anima umana, riuscendo a penetrarvi nelle aree più complesse e a identificare la radice dell’ansia, dell’angoscia e della disperazione. Tale abilità lo rendeva capace di riportare al centro della persona la serenità e la pace, a rafforzare speranza e fede.
L’espressione naturale delle sue capacità umane era la costante attenzione verso i “nujiu du mundu”, i lebbrosi, i vecchi, i poveri, gli storpi, che andava a trovare nei tuguri della sua Tropea, spesso accompagnato dai giovani dell’ Azione Cattolica.

Padre Mottola crea con i giovani un legame presente lungo tutta la sua vita di santità. Da “certosino della strada” in lui coabitavano contemplazione ed azione, inevitabile non coinvolgere i giovani con il loro entusiasmo e con il loro desiderio di imitarlo.
Più che mai viva è la centralità dei giovani nell’attualizzazione della spiritualità del Padre.
Possiamo considerare nei nostri tempi “i nujiu du mundu” tutti quei ragazzi che stanno chiusi in casa senza studiare né lavorare e che spesso hanno come unico anelito il desiderio di “farla finita” per sottrarsi all’angoscia della loro esistenza.
Imprigionati nella gabbia delle loro menti capaci di produrre solo paranoie e sospettosità. Il mondo “mi vuole male”, nessuno mi può aiutare.
Questi giovani si sentono orfani di Qualcuno la cui presenza può dare un senso alla loro vita e alle tante paure che si trovano ad affrontare.
Il vuoto lasciato dall’assenza di un Ideale di vita li porta ad essere paurosi, indecisi, bisognevoli di appagamenti immediati ma superficiali e che non placano la sete di trascendenza.
La realtà giovanile implicitamente ci chiede un Dio possibile, che sappia accogliere ed entusiasmare. Qualcuno che infonda speranza e capacità di discernimento per scegliere la strada che la condurrà alla realizzazione di un progetto per cui valga la pena lottare.
Se non trasmettiamo ai nostri figli un codice etico al quale ispirarsi, con dei valori da prendere a modello, saranno i registi della cultura del consumo a dettare le direttive lungo le quali muoversi: consumare e scartare.
La sete di verità che era presente nel beato Mottola ci aiuta a mettere in risalto la catena della vita. Ossia il valore dei legami affettivi, della persona umana, anche di quella che non produce, ma la cui presenza dà un senso alla nostra vita.
Il deleterio modello di vita che la società odierna propone ai giovani è bilanciata della testimonianza di una cultura della solidarietà e dell’accoglienza?
L’esempio che ci porta il beato Mottola, ancora oggi, è quello dell’amore e dell’onestà, della vicinanza ai più deboli, ai senza voce, agli scartati.
E il suo sguardo si posa sui tanti giovani che sono demotivati e senza punti di riferimento, in preda alla paura del domani che appare sempre più oscuro.
Don Mottola ci invita a sperimentare la pace che trasmette aiutare chi è meno fortunato di noi, per motivi economici o di salute.
A noi Oblati laici del Sacro Cuore di Gesù il compito di far conoscere ai giovani dei nostri tempi, il messaggio del Padre, principalmente con la nostra testimonianza di vita. Usando un linguaggio chiaro, concreto e soprattutto equilibrato.
Il beato Mottola rappresenta oggi per le nuove generazioni e per le loro famiglie, l’Amico cui chiedere aiuto nei momenti di buio dell’anima. La testimonianza suprema dell’amore di Dio che si incarna negli ultimi che sapeva capire ed amare.