La luce dei riflettori, che si è accesa più forte sul cantautore cosentino, illumina anche la Calabria
Effetto Brunori SasLo abbiamo visto un po’ stretto in quella giacca di velluto color marrone noce, sul palco e poi sul podio del Festival della Canzone Italiana. Dario Brunori, in arte Brunori Sas, non ha però rinunciato ad essere se stesso, accettando finalmente di sdoganare la sua musica di qualità per entrare pienamente nell’attuale panorama musicale italiano.

Eppure, Brunori di palchi ne ha calcati. Lo abbiamo ascoltato nelle piazze gremite e nei piccoli teatri, lo abbiamo sentito al cinema, come colonna sonora di film premiati, e nel 2018 con Brunori Sa è entrato nelle case degli italiani con una trasmissione serale su Rai 3. Ma non è bastato, perché serviva l’Ariston, con tutto il suo carico di aspettative, luci e riflettori, per consacrarlo definitivamente al grande pubblico. E anche lì, con la sua voce calda e le parole che scavano dentro, ha infatti saputo essere autentico, portando sul palco la sua capacità di raccontare il quotidiano con quella poetica capace di intrecciare sorrisi e malinconia, leggerezza e profondità.
Il popolo brunoriano lo sa: nei suoi testi si avverte da sempre una tensione costante tra il disincanto e il bisogno di significati più profondi. L’ironia tagliente con cui descrive le fragilità umane si accompagna spesso a un desiderio di verità, a una ricerca di senso che è tipica di chi non si accontenta delle risposte superficiali. Brunori va alla radice, e poco importa se sono le radici calabresi o quelle di un albero piantato in questa terra.
Nel brano L’albero delle noci portato a Sanremo l’immagine dell’albero di noci diventa infatti una metafora potente della vita, della memoria e del legame con il passato. La Calabria, con il suo paesaggio aspro e affascinante, le sue tradizioni e le sue contraddizioni, si fa sfondo e protagonista di una narrazione che intreccia dimensione personale e collettiva, facendo emergere il senso di appartenenza e il desiderio di riscatto. E quanto ci ha reso orgogliosi nella settimana della kermesse che ferma l’Italia.

La terra di Brunori poi è la stessa di San Francesco di Paola, di Natuzza, del nostro beato Francesco Mottola, tante influenze anche se non è certamente un autore esplicitamente religioso, ma le sue canzoni evocano spesso domande che appartengono alla dimensione spirituale. Brani come La Verità o L’Uomo Nero mettono a nudo le contraddizioni della società contemporanea e invitano l’ascoltatore a un esame di coscienza, richiamando indirettamente l’importanza della convivenza pacifica e del superamento delle divisioni. Anche in Il mondo si divide affronta il tema dell’incapacità di dialogo, ricordandoci che il mondo non è fatto solo di divisioni nette, ma di sfumature, e che cercare punti di incontro è essenziale per costruire una società più pacifica. Come anche in Benedetto sei tu emerge un invito alla pace interiore e alla riconciliazione con le proprie fragilità, un processo interiore prima ancora che sociale. In Per due che come noi, invece, la celebrazione dell’amore si trasforma in una riflessione sulla fedeltà, sulla costruzione di qualcosa che resista al tempo, su un sentimento che va oltre l’emozione del momento.

Pellegrini con le cuffie in testa, perché la musica può essere una bussola capace di orientarci nel caos della vita, aiutandoci a riscoprire la bellezza di un’esistenza. E in questo percorso, una chitarra o un pianoforte possono diventare un invito a riflettere, a fermarsi, a guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda, alla ricerca di quella bellezza che può sembrare nascosta, ma che è sempre lì, pronta ad essere trovata da chi sa ascoltare.
Attraversando tutta la sua produzione musicale, risuona la sua capacità di spingere l’ascoltatore a interrogarsi. E anche quando parla di fragilità e paure, lascia sempre aperto uno spiraglio alla speranza, al desiderio di qualcosa di più grande. Le sue canzoni non forniscono risposte, ma pongono domande, e nella dimensione spirituale sappiamo quanto il porsi le giuste domande sia già un passo fondamentale nel cammino della fede.
Come un noce appesa sull’albero. Come una Croce piantata sul Golgota. Come una pietra che schiude una tomba vuota. Ed è risurrezione. Ed è pace.