L'ordinazione per l'imposizione delle mani del vescovo Attilio Nostro nel Duomo di Mileto
Don Raffaele, don Emanuele e don Ivan sono sacerdotiMILETO – “Don Raffaele, don Emanuele e don Ivan sono sacerdoti in eterno!” Sono le 19:15 di venerdì 2 maggio, il Vescovo Attilio Nostro e i concelebranti hanno completato l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, ed il liturgista diocesano pronuncia la frase che introduce l’applauso dei fedeli, nella Basilica Duomo di Mileto. Un applauso atteso, lungo, scrosciante, parte dal cuore di chi è arrivato qui per seguire l’ordinazione dei tre giovani sacerdoti.

Sono soprattutto vibonesi (don Emanuele Nardo e don Ivan Serra sono di Vibo), ma tantissimi sono anche i rombiolesi (don Raffaele Ferrazzo è di Rombiolo). E sono tutti felici: i familiari, i parenti, gli amici; la comunità, al tempo stesso madre e figlia di quel moto trascendente che porta una persona a consacrare la sua vita al Signore e ai fratelli.

Loro tre, i protagonisti, affidano quasi senza volerlo alla luce dei loro occhi, il compito di esprimere la propria gioia. Sono partiti per questo traguardo da strade diverse, si sono ritrovati insieme al Seminario San Pio X di Catanzaro, lo stesso dove ha studiato il beato Francesco Mottola (invocato, come Carlo Acutis, nella litania dei santi e beati). Adesso, hanno dato alla solennità di un rito antico la modernità dei loro volti, delle loro braccia, delle loro gambe.
Del loro cuore. “Sono passati duemila anni, e questa setta, che saremmo noi, non è venuta meno: sarà opera di Dio?” aveva detto poco prima il vescovo Nostro nell’omelia, richiamando il consiglio (umano, troppo umano) del fariseo Gamaliele, della lettura dagli Atti degli Apostoli. E poi: “Il discernimento è ciò che accompagnerà per tutta la vita il vostro ministero, che è una forma di artigianato, di arte”. E ancora il vescovo, commentando il vangelo del giorno sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci (e non del vino, come detto di recente da un ministro): “L’unico cibo che sazia veramente è l’Eucarestia, la presenza reale di Dio. Avete una cesta piena di ogni ben di Dio, dovete dare voi stessi da mangiare, siate voi il cibo per gli affamati”. In alcuni giorni, del resto, “avrete l’impressione di essere mangiati vivi, se non avrete un luogo dove poggiare il capo”, ma “diventerete grandi solo quando la sfida della croce avrà visitato la vostra vita”.

La fraternità sacerdotale (“l’amicizia fra di noi è qualcosa di sacro”) cui allude mons. Nostro sembra già cogliersi tra i gesti, gli sguardi, gli abbracci scambiati da don Raffaele, don Emanuele e don Ivan, con i nuovi confratelli, che come una corona cingono l’altare.

Ci sono anche due vescovi emeriti: quello di Lamezia, mons. Rimedio e quello di San Severo, mons. Renna, che ha tenuto un ritiro spirituale agli ordinandi dai Dehoniani di Briatico. Ci sono i seminaristi col rettore don Mario Spinocchio e il direttore dell’Istituto Teologico Calabro, don Michele Munno.
La comunione è la prima, distribuita da sacerdoti, per i tre ordinati.
Il resto è la musica possente dell’organo, il canto sublime del coro. La benedizione. L’”ite, missa est”. La prossima messa, per loro, sarà la prima.