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Tra i 133 porporati da oggi nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo Papa

Don Mimmo, un cardinale calabrese al Conclave

Tra i tetti delle case uno squarcio e dentro uno spicchio di Jonio calabrese che si confonde col cielo.

Il Cardinale era arrivato la sera prima a Satriano.

“Ho bisogno di fermarmi aveva confessato a qualche amico – ho bisogno di ritrovare il mio pezzo di mare e di cielo, di ritrovare mia madre, mia sorella, la mia gente, il profumo delle cose buone del mio paese”.

A chi sapeva del suo arrivo aveva raccomandato di non dire nulla: “Datemi solo il tempo di ritrovarmi, poi vi abbraccerò tutti, uno ad uno”.

A casa, la casa dove è cresciuto e ha maturato la scelta di farsi prete, è arrivato la sera del 20 aprile. Il viaggio in auto da Napoli, tutta una tirata, senza fermarsi, con quel bisogno nel cuore e nella testa di volersi sentire come la barca ricoverata nello specchio d’acqua tranquillo del porto.

Ma, in un paese di meno di quattromila anime, tutti sanno tutto di tutti e il ritorno del Cardinale è “come una freccia che scocca e vola veloce di bocca in bocca”.

L’arrivo. Strette di mano, sorrisi, sottrarsi è impossibile. Tutta quella gente è lì per lui con lo stesso affetto di un genitore che vede tornare un figlio.

C’è la tavola apparecchiata con la tovaglia bella della festa. E arriva anche il momento tanto desiderato, la carezza tenera di sua madre e quello sguardo a scrutargli ogni più piccola ruga, seguito da una frase che mai smette di ripetere “sei stanco figlio mio!”

È calato il sole da un po’ quando finalmente la porta di casa si chiude.

E stanco si sente davvero il Cardinale.

Ad accogliere il suo bisogno di silenzio ha trovato la sua stanza uguale a com’era prima che la volontà del Signore si compisse e lui, don Mimmo, indossasse i panni prima del Vescovo, poi del Cardinale.

Lo stesso letto, la stessa tenda, quell’armadio dove riporre ordinatamente le cose. E in quella stanzetta, a Satriano, un po’ dopo le otto della mattina del 21 Aprile, il telefono del Cardinale squilla: “Papa Francesco ci ha lasciati”.

Il riposo della testa e del cuore, tanto atteso, finisce così.

Quella telefonata ha sul Cardinale lo stesso effetto di una bomba che deflagra, confonde, lascia ammutoliti. Si sente solo in quella sua stanzetta, l’anima segnata da un dolore mai sentito così forte, un dolore che scoppia dentro al petto ed è fatto di solitudine e paura per quello che è stato e quello che sarà.

Il Cardinale ha solo il tempo di scrutare un attimo quel pezzo di mare che fa capolino tra i tetti delle case. Chiede conforto e sostegno: “Non mi sento pronto – sussurra al cielo – ma sia fatta la Tua volontà”.

È un attimo. Poi il telefono riprende a squillare senza sosta: l’amico prete, il giovane della Charitas, un cugino, un nipote, l’amica giornalista….

Tutto cambia. La macchina deve invertire la marcia.

L’ultimo Cardinale nominato da Papa Francesco, il calabrese don Mimmo Battaglia, sarà chiamato ad eleggere il nuovo Papa.

Come su una grande, immensa, rumorosa giostra, don Mimmo si trova catapultato in un mondo che sembra una finzione.

Lui che ha sempre scelto di essere prete al servizio di giovani disagiati, poveri, senza tetto, lui, amico dei barboni di Napoli, sfila al funerale di Papa Francesco nel corteo dei Porporati. Gomito a gomito con i potenti della terra.

Sembra un film.

E invece è realtà.

Una realtà pesante per le spalle di quel prete di sessantatré anni che la sua vocazione l’ha vissuta sempre con coerenza e rispondendo con obbedienza ad ogni chiamata, anche a quella che lo ha condotto dalla sua cameretta di Satriano, alla stanza di un albergo di Roma, da dove uscirà per entrare in conclave. E sarà solo come non è mai stato ma con la certezza che a guidarlo nelle scelte a cui è chiamato sarà, ancora una volta la Fede, sempre al centro della sua vita, insieme alla carità e all’amore per i fratelli più soli e poveri e infelici. Buon Conclave Cardinale che il Signore ti accompagni, ti sostenga.