In libreria la "biografia delle idee" di Iginio Carvelli sul sacerdote cosentino
Don Carlo De Cardona, il banchiere degli oppressiNel 1874 Papa Pio IX, ultimo sovrano dello Stato Pontificio, promulga il “non expedit” che sancisce l’astensione dei cattolici dalla vita politica. Nel 1891 Papa Leone XIII pubblica l’enciclica “Rerum Novarum” con la quale fonda la Dottrina Sociale della Chiesa, secondo il principio cristiano della difesa e della dignità della persona e del lavoro umano. Nel 1895 viene ordinato presbitero Carlo De Cardona, che nel 1902 promuove la prima Cassa Rurale di depositi e prestiti cattolica di Cosenza.

Per intessere una riflessione sul libro di Iginio Carvelli “Don Carlo De Cardona – Il banchiere degli oppressi “, potrebbe bastare mettere in fila quelle date. Soprattutto se vogliamo raccordarne la portata ai giorni che viviamo, in cui sembra tornare la ciclica onda montante del dibattito sull’impegno in politica dei cattolici; in cui il leader zuzzurellone del mondo occidentale arriva a dire che sei parlamentari dell’opposizione sono punibili con la morte; in cui sul fronte orientale una federazione forte aggredisce una nazione debole per annettersene territorio; in cui il successore di Pietro si chiama Leone XIV ed è già stato definito il Papa delle «Cose Nuove», a partire dalla rivoluzione digitale.
Ammetterete che di argomenti per discutere non ne mancherebbero. Eppure, posso dirvi che questo splendido lavoro fresco di stampa su De Cardona, scritto per i tipi di Ecra – Edizioni Credito Cooperativo da un giornalista e saggista classe 1938, con un lungo e fecondo passato (e presente) di sindacalista nella Cisl, quale è Iginio Carvelli, offre al lettore molti più spunti di quanto sia lecito aspettarsi.
In esso ho trovato la storia, e le idee, di questo sacerdote di Morano Calabro che fu un precursore del credito cooperativo in favore di braccianti, operai, artigiani di una Calabria dei primi anni del secolo scorso quanto mai segnata dalle piaghe della miseria e dell’arretratezza sociale. Un sacerdote che voleva diventare un gesuita ma che, scelto da un vescovo illuminato e intenzionato a costruire la comunità ecclesiale con la partecipazione dei lavoratori secondo la svolta leonina, scelse a sua volta la Calabria dei deboli e per loro riuscì a formare ben 103 Casse Rurali, moralizzando e diffondendo il piccolo credito nel ceto operaio. Un sacerdote che, per fare tutto questo, combattè la massoneria, l’anticlericalismo e l’irreligione, ma anche il quieto vivere di un clero adagiato su un facile ritualismo.

Don Carlo De Cardona fondò tre giornali settimanali, militò in politica, ma poi fu allontanato da un regime fascista i cui interessi non collimavano con quelli di un mondo della cooperazione ancora fragile. Tornò a Cosenza, continuò a fare il prete, ospite peraltro di una struttura legata a suor Elena Aiello, oggi beata, altra figura luminosa della chiesa bruzia.
Anche per “il banchiere degli oppressi” è stato aperto il processo di beatificazione. Iginio Carvelli – figlio spirituale di un altro beato calabrese, il sacerdote tropeano Francesco Mottola e biografo del “sindaco santo” di Scandale, Gino Scalise, a sua volta Oblato laico mottoliano – racconta Carlo De Cardona scegliendo precisi passaggi della sua straordinaria avventura umana: quelli, cioè, che meglio ne illustrano il pensiero. Con la sua scrittura ariosa e nitida, ricorrendo anche a citazioni della Bibbia di preziosa efficacia ed all’opera di storici come Luigi Intrieri e Ferdinando Cassiani, Carvelli spiega come De Cardona sia non solo l’antesignano del sindacalismo in Calabria, ma anche un apostolo di pace in un’epoca attraversata da impetuosi venti di guerra.
Due importanti vescovi – entrambi del Marchesato Crotonese, come l’autore – firmano la prefazione e la postfazione di questa biografia, al tempo stesso agile e profonda.
La prima è dell’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova: “La missione della Chiesa ieri come oggi, in nome del Vangelo – richiama mons. Fortunato Morrone – è in sostanza quella di custodire la dignità umana di tutti”.
La seconda, è del Presidente della Pontificia Accademia di Teologia: “Accogliendo la lezione di vita di don Carlo De Cardona – rileva mons. Antonio Staglianò – possiamo affermare che nessun cristianesimo mistico sarà nel futuro, se con sarà un cristianesimo sociale”.

