La Lettera Apostolica di Leone XIV alla vigilia del viaggio In Turchia e Libano, nel 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea
“Credo in un solo Signore, Gesù Cristo”Alla vigilia del suo primo viaggio apostolico in Turchia e in Libano, Papa Leone XIV scrive e consegna a tutta la Chiesa una lettera apostolica dal titolo “in Unitate Fidei”.
La firma di questo documento papale avviene nella domenica di Cristo Re dell’universo e la scelta non è casuale. Papa Leone infatti vuole invitare la cristianità a non perdere di vista il centro della fede che è Cristo. Tutto parte da Lui e non dalle strategie o dai programmi pastorali.

La lettera fa riferimento al Concilio di Nicea, primo evento ecumenico della storia della cristianità, che si è svolto nel 325, ossia 1700 anni fa. In quel concilio, come sappiamo, venne proclamata la professione di fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio.
“Ancora oggi, scrive Papa Leone, nella celebrazione eucaristica domenicale pronunciamo il Simbolo niceno- costantinopolitano, professione di fede che unisce tutti i cristiani”.
In un mondo segnato da guerre, paura, ingiustizie e insicurezze, il Papa ci ricorda che il Credo è la sorgente inesauribile di speranza, quella luce che continua a brillare anche quando tutto intorno è buio e sembra ogni cosa vacillare.

Nel documento, il Papa rilegge il primo Concilio ecumenico ricordando che esso nacque “durante una delle più grandi crisi nella storia della Chiesa del primo millennio”, segnata dalla controversia ariana. I Padri conciliari, convocati dall’imperatore Costantino per ristabilire l’unità della Chiesa, “espressero la loro fede nel Dio uno e unico e confessarono che Gesù è il Figlio di Dio in quanto è “dalla sostanza (ousia) del Padre […] generato, non creato, della stessa sostanza (homooúsios) del Padre”. Da quella professione nacque il Credo Niceno, completato poi a Costantinopoli (381) e quindi chiamato “Simbolo Niceno-Costantinopolitano” — una confessione di Fede che “unisce tutti i cristiani”.
Il cuore teologico del documento è molto chiaro: il Papa riafferma la verità che sostiene tutto e cioè che Gesù non è un essere intermedio, né un inviato speciale, nemmeno un essere superiore alle creature. Ma è Dio, identico al Padre nella divinità, distinto come persona. E’ questa la verità da credere, perché è all’origine della salvezza, nutre la speranza e orienta la vita. La fede “si regge o crolla” sulla consostanzialità del Figlio. E nei tempi odierni è urgente convergere su questo fondamento, perché la logica che allora minacciò la fede oggi riemerge in forme nuove: anche oggi infatti per molti pensatori e per molte persone, Gesù è visto e considerato come maestro etico o come un simbolo spirituale ed “energia di bene”.

Il Papa, allora, richiama con forza ciò che la tradizione antica aveva compreso con limpida radicalità: solo Dio salva. Se Gesù Cristo non è Dio pienamente, allora la redenzione si dissolve in un mito. Leone XIV lo esplicita riprendendo il nucleo patristico: la salvezza non è un’idea, non è una consolazione psicologica, non è un percorso etico; è l’irruzione dell’Infinito nella carne. È Gesù Cristo che “discese” per noi – descendit – parola che il Papa sottolinea perché contiene tutto il paradosso cristiano: il movimento verso il basso dell’Altissimo, l’abbassamento che rivela la gloria.
Una spiritualità che dimentica questo movimento non è cristiana. La vita cristiana nasce da un Dio che entra nella nostra vita e non da un uomo che tenta di elevarsi da solo. E questo cammino ha una meta splendida: la divinizzazione dell’uomo. Dio cioè non ci lascia cosi come siamo, ma ci assimila a sé, ci eleva, ci rende figli nel Figlio. Senza questa realtà ontologica, il cristianesimo diventa filosofia morale.
La Lettera allora rilancia in modo limpido la domanda decisiva della fede: chi è Gesù? La Chiesa, infatti, non si divide sui metodi pastorali, ma si divide su questa domanda. Infatti ogni volta che Cristo viene interpretato solo come un maestro straordinario, ogni volta che la sua divinità viene velata per non turbare, ogni volta che il cristianesimo viene ridotto a pedagogia morale, l’unità vacilla. Papa Leone XIV risponde come i Padri di Nicea: Cristo è il Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo, della stessa sostanza del Padre. Qui sta la buona notizia che salva il mondo.
A noi cristiani, ci è chiesto di rimanere fedeli ai contenuti del Credo, alla verità su Cristo che la Chiesa proclama da sempre. E’ da questa fedeltà che nasce tutto ciò che il mondo oggi ha bisogno: luce, pace, unità e una speranza che non delude.

