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L'impegno per diffondere la pace, secondo il beato Francesco Mottola

Come il profumo dal fiore, come la luce dal fuoco

Per il beato don Francesco Mottola, la strada per costruire la Pace è solo una, amare Dio. Solo con Lui nel cuore, nella mente e nell’anima, la pace potrà finalmente trionfare su tutta la terra, in 

questa terra che sembra navigare in mezzo a un mare in tempesta e con il timone senza nessuno in grado di guidarlo. 

Viviamo un secolo dove guerre disseminate su tutto il globo mettono a dura prova popoli, che piangono figli, mariti e parenti senza più vita. Che piangono i sacrifici di una vita distrutti dalle bombe. (Attualmente nel mondo sono attivi ben 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale).

Un anno prima dell’inizio della seconda mondiale, il 28 ottobre del 1938, nel Diario dello spirito, il Beato scriveva «…Vogliamo finalmente il riposo, prima del nuovo cammino; vogliamo gettar l’ancora sul fondo del mare; vogliamo dalle rive intravedere, con pupilla tesa, la patria della pace».

Don Francesco Mottola, che percepiva già i rumori della guerra appostata dietro l’angolo, (scoppiò il 1 settembre del 1939) era del pensiero che l’uomo avrebbe dovuto impegnarsi per favorire la nascita di una condizione di pace degli uomini tra loro e con Dio.

Il beato Francesco Mottola

Scriveva infatti: «Dobbiamo diffondere la pace, la pace di Dio nelle anime, come il fiore il profumo e il fuoco la luce; ma il fiore staccato dallo stelo muore, così il fuoco dalla sorgente – l’anima soltanto a contatto del Padre è in pace e diffonde pace, che è serenità, ordine e quindi soprattutto unità. Perdersi ad ogni istante, nel Cuore di Cristo, dimenticarsi in Lui, inserire nell’istante che fugge l’onda infinita dell’eternità; non è questo il segreto della pace?».

E’ proprio questo. Ma molti governanti di Nazioni pare siano del parere che ogni attrito, problema o discussione non si debba risolvere sedendosi ad un tavolo, uno di fronte all’altro, per sciogliere tutti i nodi, c’è solo la guerra come soluzione migliore. E così, giovani che prima vivevano immersi nei loro sogni per il futuro, si trovano con un fucile in mano per sparare anche su quel giovane, ora nemico, con cui, giorni prima, trascorreva momenti insieme. La guerra non è mai la soluzione, e tutti i governanti della terra dovrebbero averlo bene in mente. Papa San Giovanni XXIII, durante il suo apostolato, disse: «Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!» E implorava il buon Dio affinché allontanasse dal cuore degli uomini tutto ciò che può mettere in pericolo la pace trasformandoli in «testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace».

In ogni guerra non ci sono né vinti né vincitori. C’è solo l’urlo delle città rase al suolo con tutte le loro storie trasformate in polvere, il pianto disperato di donne che piangono mariti e figli, l’orrore negli occhi dei bambini scampati alla morte, e i tanti tristi ricordi nei soldati ritornati dal fronte, da una parte e dall’altra. 

Ma gli uomini, come scriveva il Beato «in tutti i tempi esaltano la forza» e nei rapporti sociali e in quelli individuali «vige la legge del taglione» e Gesù, purtroppo «da venti secoli è morto sulla croce, e muore continuamente, misticamente sugli altari, per dare vita a tutte le creature suoi fratelli. Da qui la guerra e le guerre, tra i fratelli dello stesso Padre che è nei cieli».

E aggiungeva «Ma io sento il pianto di tante madri, che deplorano tante vittorie scritte con il sangue dei propri figli».

Per il Beato, la vera forza non sta nell’uso delle armi, bensì nella mansuetudine, nella carità che è «fiore di anima pacificata in Dio, è serenità, dolcezza interiore».  Per lui che era un mistico, la pace si raggiunge attraverso l’amore per Gesù, anello di congiunzione tra l’uomo e Dio. 

E in questa terra «sempre più buia», don Mottola ci indica una sola via per raggiungere la Pace: «accendere delle luci splendenti di Cristo»; solo così possiamo assaporare la vera vita.