In occasione del Giubileo dei Missionari della Misericordia
Appunti sulla gratuità di DioScrivo questi pensieri la sera del 17 gennaio, nel giorno del dialogo ebraico/cristiano, dopo che nel tempio maggiore di Roma papa Francesco ha affermato ancora una volta “siamo fratelli e sorelle”, e con gesti e parole ha reso presente il Dio misericordioso che unisce ebrei e cristiani. Un gemito ancora si alza dalla sofferenza dei fratelli della Shoah e un grido di dolore attraversa la terra del martirio dei cristiani e di tutti gli uomini vittime della sofferenza e delle ingiustizie. Dio se ne dà pensiero. I credenti se ne danno pensiero. La fede ci pone nel pensiero di Dio, il Misericordioso.

Ho ancora impresso nella memoria il grido che usciva dalla bocca di don Mottola quando pronunciava le parole dell’assoluzione sopra di me penitente inginocchiato ai suoi piedi. Io attribuivo quello spasimo alla sua condizione di persona priva dell’uso della parola, ma forse era una eco del grido che veniva da più lontano, forse era quello il grido di chi prendeva su di sé il fardello degli altri, il mio fardello di penitente al quale annunciava la misericordia di Dio, la gratuità del suo dono.
Siamo tutti destinatari della gratuità di Dio. Entrare nello spazio della gratuità e della grazia appartiene a coloro che vivono la Presenza per accogliere “la sua verità e la sua luce”con cui Dio si manifesta in tutte le storie personali. Il vissuto di ogni credente è connotato da questo dono che è la misericordia di Dio, un tema riscoperto nella chiesa e a lungo marginalizzato, e ora ricentralizzato dall’intervento pastorale e dalla testimonianza personale di papa Francesco. Anche i pontefici precedenti hanno esaltato la “misericordia Dei”, specialmente da papa Giovanni XXIII a Benedetto XVI, ma il tema era vissuto sempre in un contesto aristotelico in cui Dio non può soffrire e quindi non può essere toccato dal dolore umano.
La misericordia Dei si rivela nel fatto che egli non mi sottopone al processo e mi dichiara “giusto” non perché mi valuta, mi pesa sulla bilancia, ma perché è buono.”Chi sono io per giudicare?” dice papa Francesco. Nel cuore della rivelazione c’è l’annuncio della misericordia: il procedimento non è “ti giudico, ti penti, ti perdono, ti do la misericordia”, ma è la misericordia il punto di partenza che mette in movimento nell’altro un cammino di cambiamento.
La misericordia esprime la “sensibilità umana” di Dio, che è tale appunto perché è sensibile alla sofferenza degli uomini e la fa sua, la “porta nel proprio cuore”. E’ quello che noi chiamiamo “compassione”, ciò che rivela un Dio che coglie la sofferenza dell’altro e ne assume il dolore, soffre con l’altro che soffre e lo trasforma in un essere compassionevole. La compassione diventa forza trasformatrice.Cogliere la sofferenza altrui è un atto divino, è una cosa tanto straordinaria che è un tratto divino”siate misericordiosi come lo è il Padre celeste”. Simone Weil dice che “è un miracolo…persino più grande della resurrezione dei morti”.
Una antichissima narrazione del Dio misericordioso è quella di Es 2,23-25:Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido dalla schiavitù salì a Dio. Dio ascoltò il loro lamento.Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo,Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti. Dio se ne diede pensiero.
Il grido degli Israeliti non è rivolto a qualcuno: essi non conoscevano Dio, ma Dio liberamente ascolta quel gemito; Dio non è la risposta al gemito di Israele, ma Dio è in ascolto per sua natura, non dipende dal gemito, non è un Dio che risponde a coloro che l’invocano, ma ogni uomo che soffre, ogni creatura che patisce è ascoltata da Dio per sua liberalità, per sua libera iniziativa, non perché è invocato. Dio entra in scena con l’uomo che soffre: Os 11,8-9:Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri,Israele?
Come potrei trattarti al pari di Adma,
ridurti allo stato di Seboim?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira.
Questo volto di Dio Gesù ce lo ha mostrato: è lui il volto umano del Dio invisibile.