Serata di catechesi a Mendicino (CS) accanto al gruppo dell' "Apostolato della Preghiera"
“Abbiamo imparato da don Mottola la spiritualità del Sacro Cuore di Gesù”“Riconciliati, uniti e trasformati dall’amore che sgorga copioso dal Cuore di Cristo, camminiamo insieme sulle sue orme, umili e decisi, fermi nella fede e aperti a tutti nella carità, portiamo nel mondo la pace del Risorto, con quella libertà che viene dal saperci amati, scelti e inviati dal Padre”.
La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù è riecheggiata anche con queste parole, pronunciate nell’omelia di Papa Leone XIV, che questa mattina nella basilica di San Pietro ha presieduto la Messa con 32 ordinazioni sacerdotali, a conclusione del Giubileo dedicato ai presbiteri.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù ha avuto, in Calabria, il primo paladino nel beato Francesco Mottola. Me lo ha ricordato una delle signore che ieri sera, a Mendicino (cintura cosentina), hanno partecipato come gruppo dell’Apostolato della Preghiera alla Messa serale nella chiesa di Cristo Salvatore, di cui è parroco don Enzo Gabrieli. A concelebrare, anche don Francesco Sicari, Fratello Maggiore dei Sacerdoti Oblati del Sacro Cuore.
Alla celebrazione dell’eucarestia è seguita una catechesi con la testimonianza dell’attrice Claudia Koll, arrivata da Roma con i suoi due figli avuti in affido (Larissa e Natanaele, per tutti Naty), insieme con il giornalista e scrittore Raffaele Iaria, coautore con lo stesso don Gabrieli del libro “Santa Faustina Kowalska – Una questione di cuore”, presentato durante la serata medesima coordinata da Fabio Mandarto.

Al termine della quale, ho voluto chiedere cosa significasse quello scapolare rosso, che indossavano i fedeli dei primi tre banchi. “Vuol dire che apparteniamo al gruppo Apostolato della Preghiera attivo in questa parrocchia – mi ha risposto una di loro . – Seguiamo e diffondiamo la spiritualità del Sacro Cuore – ha aggiunto – come la Congregazione dei Padri di Timon David, ma come in Calabria ha insegnato a fare don Francesco Mottola”.
Sono andato allora a leggermi l’editoriale 283, pubblicato su Parva Favilla n. 6 del giugno 1969. “Il Cristo ebbe un cuore di carne per il mistero della incarnazione nella Vergine Madre – vi scrive tra l’altro il sacerdote tropeano – . E un cuore di carne vero, che ha tutte le passioni umane, eccetto il peccato. Questo Cuore fu aperto sul Golgota, da questo cuore sono sgorgati la Chiesa, i sacramenti, e il popolo di Dio corpo mistico della Chiesa. Questo Cuore – prosegue don Mottola in quell’editoriale – fatto di carne, di spirito, di soprannatura, è particolarmente adorabile per il mistero della incarnazione del Verbo di Dio. Dio. È mistero di verità e di amore, soprattutto di amore, di verità che si conquista con l’amore. È necessario naufragare nel Cuore di Cristo Dio.”
Era l’ultimo editoriale su Parva Favilla del beato Francesco Mottola pubblicato prima della morte, che lo colse il 29 giugno di quell’anno. Ne aveva scritto un altro, per il numero di luglio, che comparve nel primo numero del 1971, l’anno in cui riprese la pubblicazione della rivista. S’intitolava “Il Sangue di Cristo”.